Thursday, September 26, 2013

Nel nome FMA, la relazione con Maria e la nostra missione nella società e nella Chiesa



L’ultimo intervento della giornata, è di sr. Piera Cavaglià, Segretaria generale già docente alla Facoltà «Auxilium» e ha per tema: L’esperienza di filialità e i risvolti pedagogici in S. Maria Domenica Mazzarello e nell’Istituto delle FMA.
Sr. Piera all’inizio della sua relazione afferma che ogni Fondatore condensa nel nome che attribuisce alla Congregazione da lui iniziata la sintesi della sua visione carismatica: Figlie di Maria Ausiliatrice è il nome dato da don Bosco al suo Istituto fin dalla prima bozza delle Costituzioni, ufficialmente ribadito nel giorno della fondazione, il 5 agosto 1872: «Voi appartenete a una Famiglia religiosa che è tutta della Madonna. […] Abbiate come gloria il vostro bel titolo di Figlie di Maria Ausiliatrice e pensate spesso che il vostro Istituto dovrà essere il monumento vivo della gratitudine di don Bosco alla Gran Madre di Dio, invocata sotto il titolo di Aiuto dei cristiani».
Nel nostro nome, secondo sr. Piera «sono contenuti due aspetti particolari: la relazione filiale dei membri con Maria e la loro missione nella società e nella Chiesa. Il rapporto filiale che ogni FMA ha con Maria diventa un vero e proprio cammino “performativo”: attraverso la relazione con Maria, la FMA diviene come Maria: “ausiliatrice” con l’Ausiliatrice tra i giovani più poveri».
Prima però di approfondire questo aspetto, presenta il rapporto forte e intenso di Maria Domenica Mazzarello con Maria. La vita di Maria Domenica Mazzarello si svolge “sotto lo sguardo e la guida di Maria”.  La sua si potrebbe considerare una storia di affidamento a Dio per le mani di Maria di cui si sente profondamente figlia.
L’approfondimento della filialità nell’Istituto delle fma è considerato da sr. Piera con una prospettiva storica dove ripercorre alcune fasi di questa esperienza nella storia dell’Istituto: la prima è caratterizzata dal culto e dalla devozione, la seconda coincide con un tempo di crisi e la terza si può descrivere come la riscoperta di Maria, Madre e educatrice.

Maria: il filo rosso nella vita di don Bosco padre ed educatore



Nel pomeriggio, la prospettiva che viene affrontata è quella pedagogico carismatica. Il primo intervento è affidato a sr. Piera Ruffinatto e ha per titolo: L’esperienza della filialità e i risvolti pedagogici nel sistema preventivo di San Giovanni Bosco.
“Di tutto siamo debitori a Maria”. È questa per sr. Piera la chiave per comprendere Don Bosco e la sua opera. Per cogliere il modo caratteristico con cui don Bosco visse il suo essere figlio di Dio e figlio di Maria si deve prima sondare la sua esperienza, collocandola nel contesto della sue relazioni familiari e della sua cultura. Solo così è possibile considerare se e in che senso la filialità mariana è via privilegiata di educazione preventiva. Questo porterà a vedere come la filialità mariana vissuta dall’adulto educatore è sorgente di paternità e maternità educativa e diviene esperienza decisiva per l’acquisizione della propria identità di educatore/trice salesiano/a.
L’esperienza mariana è il filo rosso che orienta tutta la storia di don Bosco: dal sogno dei nove anni alla fondazione dell’oratorio. Maria è per lui soprattutto e anzitutto Madre. Da Maria e dalla sua sollecitudine materna scaturisce il sistema preventivo ed il paradigma di una paternità/maternità educativa, che rendendosi “umile, forte e robusto”, assume la tenerezza di madre, il coraggio di combattere nelle difficoltà, la speranza che fa alzare gli occhi verso il cielo.
Per esplicitare questo, secondo sr. Piera è possibile fare cenno alle Vite di Michele Magone, Domenico Savio e Francesco Besucco, discepoli docili e ardenti di educatori delicati e affettuosi, testimonianza di spiritualità e di pedagogia narrativa, perché sono tra i documenti più importanti per cogliere il sistema preventivo in atto cioè l’efficacia trasformatrice della filialità mariana.

Per una rigenerazione filiale



Il secondo intervento della mattinata è svolto da sr. Martha Séïde, docente di Teologia dell’Educazione e di Antropologia teologica alla Facoltà, ha per titolo Per una rigenerazione filiale. La via dell’educazione.
Sr. Martha introduce la sua relazione spiegando che per “rigenerazione filiale” si intende la necessità di riscoprire il senso della filialità per realizzare compiutamente la propria vocazione in quanto figli di Dio nel Figlio. «Germinazione, crescita, maturità - precisa - sono tutti termini che rimandano esplicitamente al processo educativo. Pertanto nella “via mariana dell’educazione” vorremo contemplare Maria come specchio dell’identità filiale per imparare da lei, da una parte, a vivere da figli e figlie autentici e, dall’altra, ad essere collaboratori di Dio nel ri-generare figli e figlie secondo il suo progetto originario».

Su questa base, sr. Martha presenta alcune immagini di Maria:
* Maria specchio della nostra identità filiale, un invito a rispecchiarci in lei per riconoscerci, ritrovarci come cristiani e riprodurre nell’oggi i suoi tratti filiali,  a confrontarci con lei in quanto figlia, sorella e madre. Siamo chiamate in lei a riconoscerci figli e figlie del Padre; con lei ad assumere la sororità/fraternità; e a riscoprire la fecondità della vita filiale.
* Maria, maestra di rigenerazione filiale, uno stimolo ad assumere i tratti filiali, riprodurli nella vita personale e collaborare così a generarli nella vita delle giovani generazioni attraverso l’educazione. Sr. Martha indica alcune piste concrete a questo riguardo: essere il riflesso del volto filiale di Maria; educarci ed educare alla vita filiale, che richiede l’impegno di conoscerne i tratti specifici per collaborare a farli emergere in un processo dinamico di crescita; l’impegno di educarci ed educare alla relazionalità che deve diventare comunione dei figli e, infine, accompagnare le nuove generazioni a scoprire che l’unità dell’amore vissuta tra i figli è il criterio della verità del loro stesso essere figli. 

Al termine della sua riflessione, sr. Martha ci provoca invitando tutti gli educatori a «lasciarsi sorprendere dallo stupore di essere figli nel Figlio e a coniugare la mistica dello stupore e l’etica dell’impegno, restituendo così alle nuove generazioni il diritto di accedere all’identità filiale percorrendo la via mariana dell’educazione. Questa potrebbe essere una via feconda per un rinnovamento carismatico a favore della nuova evangelizzazione. Non stanchiamoci di percorrerla».

Educare alla filialità: scommettere sulla verità, sull’amore e sull’educazione



Con la giornata di oggi ci introduciamo nella sessione Educarci per educare alla filialità, presieduta da sr. Giuseppina Teruggi, Consigliera generale per la Comunicazione sociale. In questa sessione sono previsti quattro interventi da altrettante prospettive: filosofia dell’educazione, teologia dell’educazione e pedagogico-carismatica. Gli approcci dei giorni precedenti (antropologico, psicologico, biblico-teologico) oggi entrano in dialogo con le prospettive pedagogiche: come tradurre queste letture in azione educativa e formativa?
Questa è la domanda a cui cercheremo di rispondere oggi.

Il primo apporto è quello di sr. Maria Spólnik, Docente di Filosofia dell’educazione e di Antropologia filosofica alla Facoltà, che svolge il tema: Verso l’educazione alla filialità oggi. Scommettere sulla verità, sull’amore e sull’educazione.
Obiettivo della sua relazione è aiutare a fondare la riflessione sull’educazione alla filialità oggi, per educarci ed educare alla filialità, perché «in quanto figlie e figli si nasce ma anche si diventa. Prima di pensare a come educare è infatti importante sapere chi è colei/colui che vogliamo educare e perché, a quale fine educare. In secondo luogo è opportuno premettere che l’educazione, nella sua essenza è, fondamentalmente un’esperienza, un evento che accade nell’interiorità della persona, un passare effettivo e graduale da essere persona in potenza alla sua attuazione compiuta come persona completa».

Sr. Maria indica alcune vie per educare alla filialità oggi, poiché «Se al centro della riflessione e dell’attuazione dell’educazione vi è la persona umana, le indicazioni essenziali per accompagnare il processo si debbono desumere, in primis, dall’antropologia stessa. Ecco qualche pista concreta:
- Potenziare l’ unicità della persona umana nella relazione: l’origine dell’uomo è segnata fortemente da un connotato dialogico, da un rapporto personale io-tu. Il “vivere incontri” è quindi l’essenza di ogni rapporto educativo, capace di guardare, trattare, custodire l’altro sempre come “tu”, come persona, mai come oggetto o strumento e ritrovare il legame con Dio, il primo nell’ordine ontologico, il fondamento, l’Origine. Indubbiamente si incontra l’altro se si sceglie di farlo.
- Riscoprire e riappropriarsi della propria condizione creaturale imparando a esistere con responsabilità.
L’antropologia della creaturalità offre un’angolatura interessante per superare la tendenza dell’uomo sia a considerarsi autosufficiente sia a interpretarsi in modo naturalistico riduttivo; in quanto categoria riconosciuta da diverse culture e religioni essa diventa anche luogo di incontro e di assunzione della corresponsabilità della storia. Da un punto di vista educativo questa antropologia offre alcune piste e orientamenti osservando quei tratti che costituiscono tutti noi: unicità autocosciente, soggettività stratificata, relazionalità, reciprocità, creatività culturale, vulnerabilità radicale, futurità consapevole, universalità coltivata.
- Promuovere lo sviluppo dell’integrità personale nella buona reciprocità: Si tratta di educare una persona ad arrivare ad una maggiore coesione, unicità, sintesi, integrazione, mediante una buona reciprocità. La reciprocità - non riducibile a simmetria, simultaneità, complementarietà, scambio - accade solo grazie alla pienezza della relazione, nella quale ciascuno è presenza viva per l’altro e condivide liberamente ciò che è, che sente, che sa, che ha.
- Apprendere un amore creativo: Nella riflessione antropologica contemporanea emerge la consapevolezza del valore centrale e umanizzante dell’amore. La vera nascita della persona è la nascita dall’amore. L’uomo ha bisogno di comprendere il vero senso dell’amore e di imparare a sceglierlo ripetutamente, perché in tal modo rinasce dal di dentro, “diventa” momento per momento.

Nelle ultime battute del suo intervento, sr. Maria dopo aver chiarito il senso dell’educazione, afferma che «se ogni persona, certamente, deve decidere in proprio la sua educazione, tuttavia l’atto educativo richiede la presenza di educatori interiormente maturi, visibilmente lieti, consapevoli, responsabili, presenti, relazionali, dialogici. Diceva Seneca a suo figlio: «Scegli, come aiuto, un uomo del quale ammiri maggiormente le azioni che le parole”».

Maria, madre del Signore



Nel segno di Maria, Madre del Signore, iniziamo la giornata con la celebrazione eucaristica presieduta da don Luigi Cameroni, sdb, Postulatore della Congregazione per le Cause dei Santi.
Nell’omelia prende spunta dalla liturgia e ci invita a essere come Maria, Arca della Alleanza, dimora di Gesù.
Al termine, don Luigi ci comunica due notizie molto belle di santità di famiglia: il prossimo 19 ottobre sarà beatificato Stefano Sandor, Salesiano coadiutore ungherese martire e, entro la fine dell’anno, dovrebbe arrivare il Decreto di Venerabilità di Attilio Giordani, padre di famiglia, salesiano cooperatore e animatore-catechista dell’Oratorio Salesiano di Milano.