Nel
pomeriggio, la prospettiva che viene affrontata è quella pedagogico
carismatica. Il primo intervento è affidato a sr. Piera Ruffinatto e ha per
titolo: L’esperienza della filialità e i
risvolti pedagogici nel sistema preventivo di San Giovanni Bosco.
“Di
tutto siamo debitori a Maria”. È questa per sr. Piera la chiave per comprendere
Don Bosco e la sua opera. Per cogliere il modo caratteristico con cui don Bosco
visse il suo essere figlio di Dio e figlio di Maria si deve prima sondare la
sua esperienza, collocandola nel contesto della sue relazioni familiari e della
sua cultura. Solo così è possibile considerare se e in che senso la filialità
mariana è via privilegiata di educazione preventiva. Questo porterà a vedere come
la filialità mariana vissuta dall’adulto educatore è sorgente di paternità e
maternità educativa e diviene esperienza decisiva per l’acquisizione della
propria identità di educatore/trice salesiano/a.
L’esperienza
mariana è il filo rosso che orienta tutta la storia di don Bosco: dal sogno dei
nove anni alla fondazione dell’oratorio. Maria è per lui soprattutto e
anzitutto Madre. Da Maria e dalla sua sollecitudine materna scaturisce il
sistema preventivo ed il paradigma di una paternità/maternità educativa, che
rendendosi “umile, forte e robusto”, assume la tenerezza di madre, il coraggio
di combattere nelle difficoltà, la speranza che fa alzare gli occhi verso il
cielo.
Per
esplicitare questo, secondo sr. Piera è possibile fare cenno alle Vite di Michele Magone, Domenico Savio e
Francesco Besucco, discepoli docili e ardenti di educatori delicati e
affettuosi, testimonianza di spiritualità e di pedagogia narrativa, perché sono
tra i documenti più importanti per cogliere il sistema preventivo in atto cioè
l’efficacia trasformatrice della filialità mariana.
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